Il 7 settembre di quaranta anni fa, a Coria, una cittadina della Svizzera tedesca, nasceva Mario Frick. Molti lo ricorderanno con le maglie di Arezzo, Verona, Ternana e Siena quando, tra il 2000 e il 2009, ha calcato i rettangoli verdi del calcio italiano.
Attaccante puro, una vita per il gol, famosissima la sua esultanza con esibizione della maglietta "la vie c'est fantastique quando segna Mario Frick" che ha fatto letteralmente impazzire i tifosi del Verona. Mario Frick vanta anche il record di presenze e di reti con la sua nazionale, il Liechtenstein.
Bisogna essere onesti: non è mai stato un fenomeno. Non è uno di quei giocatori di cui si parla quotidianamente e, infatti, da quando cinque anni fa ha abbandonato il calcio italiano, di lui non è rimasto che un ricordo sbiadito e la maggior parte degli appassionati di calcio (me compreso), avrà pensato che Mario avesse appeso le scarpe al chiodo.
Eppure, venerdì scorso, aprendo un'applicazione per controllare i risultati delle qualificazioni agli Europei 2016, ho notato che all'88° minuto di Liechtenstein-Montenegro, era stato ammonito M. Frick - defender. Ebbene, non si trattava di un omonimo, né di un cugino, né del figlio. Mario Frick gioca ancora, indossa la sua amata maglia numero 10 e (udite udite!) si è reinventato difensore centrale.
In certi casi, l'amore per il calcio non ha limiti e permette di andare oltre la carta d'identità.
Ah...un'ultima precisazione: Frick, venerdì scorso ha marcato la coppia d'attacco Jovetic-Vucinic, e la partita è finita 0 a 0.
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